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.Le lodidi quei colti amici uditori mi persuasero che forse la tra-gedia quanto agli affetti e condotta ci fosse; ma i mieiorecchi e intelletto mi convinsero ch ella non c era quantoallo stile.E nessun altri di ciò poteva a una prima letturaesser giudice competente quanto io stesso, perché quellasospensione, commozione, e curiosità che porta con séuna non conosciuta tragedia, fa sì che l uditore, ancorchédi buon gusto dotato, non può e non vuole, né deve, so-verchiamente badare alla locuzione.Quindi tutto ciò chenon è pessimo, passa inosservato, e non spiace.Ma io chela leggeva conoscendola, fino a un puntino mi dovea av-vedere ogni qual volta il pensiero o l affetto venivano otraditi o menomati dalla non abbastanza o vera, o calda, obreve, o forte, o pomposa espressione.Persuaso io dunque che non era al punto, e che nonci arrivava, perché in Torino viveva ancor troppo diva-gato, e non abbastanza solo e con l arte, subito mi risol-vei di tornare in Toscana, dove anche sempre più mi ita-lianizzerei il concetto.Che se in Torino non parlavafrancese, con tutto ciò il nostro gergaccio piemontesech io sempre parlava e sentiva tutto il giorno, in nullariusciva favorevole al pensare e scrivere italiano.174Letteratura italiana Einaudi Vittorio Alfieri - Vita4.Secondo viaggio letterario in Toscana, macchiato distolida pompa cavallina, amicizia contratta col Gan-dellini; lavori fatti o ideati in SienaPartii nei primi di maggio, previa la consueta permis-sione che bisognava ottener dal re per uscire dai suoi fe-licissimi stati.Il ministro a chi la domandai, mi risposeche io era stato anco l anno innanzi in Toscana.Sog-giunsi: «E perciò mi propongo di ritornarvi quest an-no.» Ottenni il permesso; ma quella parola mi fece en-trar in pensieri, e bollire nella fantasia il disegno che iopoi in meno d un anno mandai pienamente ad effetto, eper cui non mi occorse d allora in poi mai più di chiede-re permissione nissuna.In questo secondo viaggio, pro-ponendomi di starvi più tempo, e fra i miei deliri di veragloria frammischiandone pur tuttavia non pochi di va-nagloria, ci volli condur più cavalli e più gente, per reci-tare in tal guisa le due parti che di rado si meritano in-sieme, di poeta e di signore.Con un treno dunque diotto cavalli, ed il rimanente non discordante da esso, miavviai alla volta di Genova.Di là imbarcatomi io col ba-gaglio e il biroccino, mandai per la via di terra verso Le-rici e Sarzana e cavalli.Questi arrivarono felicementeavendomi preceduto.Io nella fiducia essendo già quasialla vista di Lerici, fui rimandato indietro dal vento, ecostretto di sbarcare a Rapallo, due sole poste distanteda Genova.Sbarcato quivi, e tediandomi di aspettareche il vento tornasse favorevole per ritornare a Lerici,lasciai la fiducca con la roba mia, e prese alcune cami-cie, i miei scritti (dai quali non mi separava mai più) edun sol uomo, per le poste a cavallo a traverso quei rom-picolli di strade del nudo Appennino me ne venni a Sar-zana, dove trovai i cavalli, e dovei poi aspettar la fiduciapiù di otto giorni.Ancorché io ci avessi il divertimentodei cavalli, pure non avendo altri libri che l Orazietto eil Petrarchino di tasca, mi tediava non poco il soggiorno175Letteratura italiana Einaudi Vittorio Alfieri - Vitadi Sarzana.Da un prete fratello del nastro di posta mifeci prestare un Tito Livio, autore che (dalle scuole inpoi, dove non l avea né inteso né gustato) non m era piùcapitato alle mani.Ancorché io smoderatamente mi fos-si appassionato della brevità sallustiana, pure la subli-mità dei soggetti, e la maestà delle concioni di Livio micolpirono assai.Lettovi il fatto di Virginia, e gl infiam-mati discorisi d Icilio, mi trasportai talmete per essi, chetosto ne ideati la tragedia; e l avrei stesa d un fiato, senon fossi stato sturbato dalla continua espettativa diquella maledetta filucca, il di cui arrivo mi avrebbe in-terrotto la composizione.E qui per l intelligenza del lettore mi conviene spiega-re queste mie parole di cui mi vo servendo sì spesso,ideare, stendere, e verseggiare.Questi tre respiri con cuiho sempre dato l essere alle mie tragedie, mi hanno perlo più procurato il beneficio del tempo, così necessario aben ponderare un componimento di quella importanza;il quale se mai nasce male, difficilmente poi si raddrizza.Ideare dunque io chiamo, il distribuire il soggetto in attie scene, stabilire e fissare il numero dei personaggi, e indue paginucce di prosaccia farne quasi l estratto a scenaper scena di quel che diranno e faranno.Chiamo poistendere, qualora ripigliando quel primo foglio, a normadella traccia accennata ne riempio le scene dialogizzandoin prosa come viene la tragedia intera, senza rifiutar unpensiero, qualunque ei siasi, e scrivendo con impetoquanto ne posso avere, senza punto badare al come.Ver-seggiare finalmente chiamo non solamente il porre inversi quella prosa, ma col riposato intelletto assai tempodopo scernere tra quelle lungaggini del primo getto i mi-gliori pensieri, ridurli a poesia, e leggibili.Segue poi co-me di ogni altro componimento il dover successivamentelimare, levare, mutare; ma se la tragedia non v ènell idearla e distenderla, non si ritrova certo mai più conle fatiche posteriori.Questo meccanismo io l ho osserva-176Letteratura italiana Einaudi Vittorio Alfieri - Vitato in tutte le mie composizioni drammatiche comincian-do dal Filippo, e mi son ben convinto ch egli è per séstesso più che i due terzi dell opera.Ed in fatti, dopo uncerto intervallo, quanto bastasse a non più ricordarmi af-fatto di quella prima distribuzione di scene, se io, ripresoin mano quel foglio, alla descrizione di ciascuna scena misentiva un tumulto di pensieri e di affetti che per così di-re a viva forza mi spingessero a scrivere, io tosto ricevevaquella prima sceneggiatura per buona, e cavata dai visce-ri del soggetto.Se non mi si ridestava quell entusiasmo,pari e maggiore di quando l avea ideata, io la cangiava odardeva.Ricevuta per buona la prima idea, l adombrarlaera rapidissimo, e un atto il giorno ne scriveva, talvoltapiù, raramente meno; e quasi sempre nel sesto giorno latragedia era, non dirò fatta, ma nata [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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