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.Gli uomini di pi tempo e cogni-zioni scrivevano nel Progresso, opera periodica nellaquale rimane una parte del nostro sapere in quegli anni.Il ministro Santangelo faceva scrivere gli Annali Civili,opera non ispregevole, ma scritta da uomini che piega-vano la scienza alla volont del governo.In molte cittdi provincia si scrivevano altri giornali.La sostanza ditutte quelle scritture era poca e magra, ma in mezzo allecose anche frivole appariva di tanto in tanto un lampo diamor patrio, un gran pensiero che non poteva spiegarsiLetteratura italiana Einaudi 44Luigi Settembrini - Ricordanze della mia vitaintero nella sua forma perch mancava la libert, e veni-va fuori a squarci ed a pezzi.Fra tanti che scrivevano potevo scarabocchiare qual-cosa anch io: ma ero giovane, sapevo poco, avevo uncerto pudore, e dicevo fra me: Stampare! farsi maestroagli altri! ma bisogna avere il sacco pieno, e dir cose se-rie e non frasche! .E poi il revisore mi faceva spavento:presentare uno scritto al revisore, e vederselo tagliare,cancellare, guastare, mi pareva l ultima vigliaccheria diquesto mondo.Ho fatto vari peccati in vita mia, e me nepento; ma quello di sommettermi a un revisore no, nep-pure una volta.Un amico lontano mi preg di farglistampare un libro su la citt di Sibari, e io dovetti assi-stere il revisore parroco Giannattasio, il quale cass que-ste parole sacerdote dell idolo che erano scritte, e cimesse queste altre ministro dell idolo; cass molteparti qua e l, e cass quanti eziandio vi erano, e scris-se ancora.Il re faceva scrupolo, come ei diceva, a ve-dere Dio messo in una congiunzione.A quelle correzio-ni io sentii una stizza, un furore che avrei menato lepugna e fatto una rovina.I miei amici ridevano, e michiamavano ragazzo: essi col revisore giuocavano d astu-zia, pigliavano giri larghi e parole generali, si ravviluppa-vano in linguaggio tenebroso, e qui potest capere capiat:io non lo sapevo fare, e mi rodevo perch volevo direschietto e corto, ed essere inteso da tutti.Per serbarmil unico bene che avevo, la libert del pensiero, mi tenevochiuse le mie scritture, e le leggevo a pochissimi.Quellescritture poi non erano di latte e mele: figuratevi versibaldanzosi e terribili, lettere amorose, politiche, criti-che, sfuriate contro i tiranni, ed altre pazzie, le quali do-po alcuni anni gettai tutte nel fuoco, e benedissi la paurache ebbi del revisore, la quale mi fece un doppio bene,mi avvezz a scrivere franco, e non mi fece pubblicarequelle scritture che a diciotto anni mi parevano belle, aventidue me ne vergognavo.Letteratura italiana Einaudi 45Luigi Settembrini - Ricordanze della mia vitaAllora io credevo il mondo una gabbia di matti, ed ilmatto ero io che non ci sapevo stare, non avevo garbo aviverci, e rimanevo in un silenzio salvatico: onde se toglipochissimi che mi volevano un po di bene, agli altri pa-revo piuttosto un asino.Eppure spesso in vita mia hoavuto gusto a parere un asino, ed ho riso di coloro chepaiono di star sempre in iscena e declamare, parlanosempre e non hanno tempo a pensare, e se sanno qual-cosa te la sciupano persino con le fantesche.Tra quelli che mi volevano bene era mia zia Carmelabaronessa Sifanni, ed io ne volevo anche molto a lei, sperch ella era una buona donna e mi parlava sempre dimio padre suo fratello, e perch faceva bei versi ed ave-va un anima gentile.Un giorno ella mi disse: Se tu nonvuoi far l avvocato, e tu nol fare; ma una via l hai a pren-dere per procacciarti uno stato: i tuoi studi sono belli ebuoni, ma non fruttano. A tribunali libera me, Domi-ne. Ma che pensi di fare! Trarr profitto dagli studiche mi sono sempre piaciuti, e far il letterato. unapovera professione e qui pi povera che altrove. Micontento di esser povero. Senti, figliuolo, tu farai quel-lo che vorrai, ma tu non sai ancora quello che devi vole-re pel tuo meglio
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